Sistema bancario italiano al collasso: chi paga?

“Non si può permettere che una grave crisi vada sprecata: si tratta di un’opportunità per fare cose che si pensava di non poter fare prima”.
bankeMatteo Renzi si è probabilmente ispirato a queste parole profetiche di Rahm Emanuel lo scorso Lunedì mattina, giorno in cui ha ritenuto opportuno utilizzare a caldo l’esito di Brexit per annunciare l’azzardo di un’imminente manovra da 40 miliardi di euro per salvare le banche italiane. Come riportato dai media, lunedì mattina Renzi si sarebbe rivolto all’Unione Europea per chiedere una proroga di sei mesi delle norme sugli aiuti di Stato, permettendo così di puntellare le banche senza costringere gli investitori a condividere le perdite. Due giorni fa, nella controversa proposta di piano di salvataggio della Banca d’Italia, il presidente della Commissione Finanze della Camera, Maurizio Bernardo, aveva confermato che il governo stesse studiando le opzioni per sostenere il settore bancario, tra cui quella dell’aumento di capitale, e aveva detto che un decreto legge “con misure che vanno in questa direzione” potrebbe essere approvato entro la fine di questa settimana. Che un simile intervento sarebbe stato attuato era chiaro, così come risulta evidente che tale ricapitalizzazione delle banche italiane con fondi pubblici non sarebbe consentita dalle normative vigenti dell’UE e dai regolamenti della BCE, che vietano i salvataggi statali delle banche insolventi. Ultima, ma non meno importante questione: non è chiaro come e quanto verranno coinvolti in tale operazione gli azionisti, gli obbligazionisti e i depositanti non assicurati, anche se l’implementazione in Europa delle regole sul bail-in fanno presagire qualcosa. (40 miliardi di debito pubblico).

Banche: protesta vittime 'salvabanche' davanti casa BoschiTuttavia, la speranza di ottenere un “pass” sull’utilizzo di fondi pubblici pare essere giunta ad un vicolo cieco pochi istanti fa, quando Bloomberg ha riferito che la Germania ha posto il proprio veto a tale iniziativa. Il governo di Angela Merkel afferma che le norme dell’Unione europea in materia di gestione di banche in difficoltà dovrebbe applicarsi in ogni tentativo di soccorso, costringendo a coprire le perdite con il patrimonio personale dei creditori prima di valutare la possibilità di attingere al denaro pubblico. Possiamo quindi pensare che il piano di ricapitalizzazione di Renzi è andato in fumo, perché se c’è una persona in Europa che può porre il veto ad un piano di salvataggio italiano, questa è proprio Angela Merkel ed è precisamente ciò che ha fatto.

Come aggiunge Bloomberg, qualsiasi rinuncia alle regole sarebbe complicata. Dal 1° gennaio 2016, nei casi più gravi di crisi finanziaria di una banca, la BRRD prevede che possa essere applicata una procedura (il c.d. “bail-in”, letteralmente “salvataggio interno”) in base alla quale le perdite della banca vengono trasferite dapprima agli azionisti e successivamente alle altre categorie di creditori della banca, mediante riduzione o conversione in capitale di diritti degli azionisti o dei creditori, con esclusione tuttavia di alcune categorie di depositi e passività. La prospettiva tedesca è che il governo abbia facoltà di agire sugli investitori privati prima che il denaro pubblico venga immesso nelle banche.Le regole sugli aiuti di Stato UE richiedono normalmente che azionisti e creditori minori condividano le perdite per primi.

Questa situazione ci porta ad un vicolo cieco, perché è praticamente impossibile per le banche italiane raccogliere capitali. “Essi sono imbrigliati in una tenaglia creata dalla BCE stessa, la quale richiede contemporaneamente il severo rispetto delle conformità, con improbabili buffer di adeguatezza patrimoniale e ingenti infusi di capitali. La stretta bancaria è diventata politicamente esplosiva in Italia, al punto in cui è crescente il numero di cittadini che vede dissipare i propri risparmi in un sempre maggiore numero di istituti bancari .

1455732748855.jpg--_sei_servo_della_merkel____zitto__che_io_____renzi_umiliato_in_aula__scoppia_la_rissaMa ciò che gioca a sfavore per “l’illuso sindachello”, è il fatto che il governo Merkel respinge la tesi renziana secondo cui il voto del Regno Unito per lasciare l’UE costituisca una “circostanza eccezionale” che, ai sensi del diritto fondamentale dell’Unione europea, potrebbe consentire ad un governo nazionale l’utilizzo di misure straordinarie di sforamento dalle regole.

Il che significa semplicemente che l’Europa avrà bisogno di una crisi più grande, quella pianificata da tempo. La crisi che porterà ad ulteriori e definitive cessioni di sovranità, alla svendita delle aziende strategiche, all’abbattimento delle produzioni e dei commerci locali. In sintesi, un processo “necessario” all’istituzione del Governo Unico Mondiale di cui parliamo da tempo: una dittatura finanziaria e militare sotto la quale le popolazioni avranno il solo dovere di produrre, consumare e sopravvivere il più a lungo e dignitosamente possibile.

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Pubblicato da eskander

Artista rivoluzionario povero in CANNA per scelta di vita.

Una risposta a “Sistema bancario italiano al collasso: chi paga?”

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