Anche il popolo americano inizia a capire che vi è della confusione a proposito dell’ ISIS e delle stretegie politiche americane, ritenendo che l’impegno della Russia di Putin in Siria abbia più senso di quello che stanno facendo Barack Obama e John Kerry.
I russi stanno utilizzando una base aerea nei pressi della città costiera di Latakia per rifornire costantemente l’esercito siriano di carri armati, truppe e munizioni.
Il Presidente siriano Bashar Assad ha perso il controllo della metà del suo Paese a causa dell’ ISIS e del Fronte Nusra, un ramo di al-Qaida.
Putin teme che un’eventuale caduta di Assad, alleato della Russia in Siria e nel Mediterraneo, favorirebbe la presa di Damasco da parte di ISIS e al-Qaeda, consegnando al terrorismo islamico una vittoria che potrebbe rafforzarlo smisuratamente.
E’ lui che sbaglia?
Ricordiamo una celebre frase di Winston Churchill, che nel 1939 disse: “Non posso prevedere per voi l’azione della Russia. Si tratta di un enigma avvolto in un mistero all’interno di un enigma; ma forse c’è una chiave. Quella chiave è l’interesse nazionale russo.”
Putin starebbe quindi cercando di tutelare gli interessi nazionali russi?
E gli americani cosa pensano che accadrebbe se Damasco e Assad cadessero? E’ certo che il crollo di quel regime si tradurrebbe in un cambio di gestione in favore dei terroristi, nel massacro di migliaia di alawiti sciiti e cristiani siriani, e nella fuga di milioni di altri rifugiati verso la Giordania, il Libano e la Turchia – e da lì verso l’Europa.
Putin vuole prevenire tutto questo. Gli americani no?
Perché allora stanno respingendo la sua offerta di collaborazione?
Sono ancora troppo “scocciati” per quanto avvenuto nell’occasione in cui, dopo il determinante sostegno americano al rovesciamento del regime filo-russo a Kiev, Putin ha ricambiato “annettendo” la Crimea?
Se ne facciano una ragione!
E’ comprensibile che ci sia dell’attrito tra le due grandi potenze, eppure avrebbero entrambe un interesse vitale ad evitare una guerra tra di loro, e un interesse comune nel ridimensionare e sconfiggere l’ ISIS.
E se valutassero questi interessi, piuttosto che seguire la logica “russofobica” predominante nei think tank, dovrebbero essere in grado di trovare un modo per collaborare in Siria.
In effetti, il problema in Siria non è con i russi – o l’Iran, Hezbollah o Assad, i quali vedono la guerra civile siriana correttamente come una lotta all’ultimo sangue contro i jihadisti sunniti.
Il problema è che l’amministrazione americana ha convinto i propri alleati – turchi, israeliani, sauditi e arabi del Golfo – che non si può ottenere alcuna vittoria contro l’ ISIS fintanto che ci sarà Assad.
Dicono che una volta che ci si sarà liberati di Assad, si potrà formare una grande coalizione contro l’Isis guidata da Arabi e turchi.
Come dire che si vuole il massacro tra arabi (ndr)
Questo è neoconservatorismo privo di senso.Questa è la stessa folla che ci dimostra come per gli americani la “guerra sia un gioco da ragazzi”, la medesima follia con cui ci raccontavano di un Iraq che sarebbe diventato un modello democratico per il Medio Oriente una volta che Saddam Hussein sarebbe stato rovesciato, e di come la morte di Muammar Gheddafi avrebbe favorito la nascita di una Libia filo-occidentale.
Quando avrebbero avuto ragione queste persone? Qual è la brutale realtà in questa guerra civile siriana, che è costata 250.000 vite e ha reso profughi la metà della popolazione, 4 milioni dei quali hanno lasciato il paese? Dopo quattro anni di massacro religioso ed etnico, sarà molto improbabile che la Siria possa essere ricostituita secondo le linee della secolare mappa Sykes-Picot.
La frammentazione della Siria appare inevitabile e, anche se Assad riuscisse a sopravvivere per del tempo, il governo della sua famiglia in Siria sta arrivando al termine. Eppure non sarebbe nell’interesse dell’America l’assenza di Assad, la cui caduta comporterebbe la demoralizzazione e il crollo del suo esercito, lasciando la Siria priva di una forte forza militare che possa impedire all’ ISIS di prendersi Damasco.
Infatti, se Assad cadesse ora, a beneficiarne non sarebbero quei ribelli filo-americani che hanno disertato, o quelli che hanno già combattuto seguendo le direttive USA.
I vincitori saranno ISIS e il Fronte Nusra, che già controllano la maggior parte della Siria compresa tra l’area curda del nord-est e quella controllata dal regime di Assad nel sud-ovest.
La Siria potrebbe rapidamente diventare un campo base strategico e santuario dello Stato Islamico da cui proseguire la battaglia per Baghdad, lanciare attacchi contro l’America e in tutto il mondo.
Fonte: http://www.zerohedge.com/news/2015-09-19/putin-friend-or-foe-syria
Scabrosa richiesta ai curdi iracheni da parte degli USA: http://it.awdnews.com/political/La%20strana%20richiesta%20degli%20USA%20ai%20curdi1442810824
Mentre i governi mediorientali ed europei siedono in panchina tifando per l’intervento americano, la Siria potrebbe cadere a vantaggio dello Stato Islamico dell’Isis, con devastanti conseguenze per quei Paesi stessi che ora stanno a guardare. Putin ha perfettamente ragione nel combattere l’Isis sostenendo Assad, e gli americani fanno il doppio gioco (ndr)
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