Cresce la tensione tra USA e Cina nel Pacifico

Obama non vuole tornare indietro. Dopo le presunte minacce cinesi, invia navi da guerra verso le Isole artificiali create dalla Cina.

Obama Xi White House_0Venerdì scorso si è parlato dell’ultima provocazione in quello che è diventato uno scenario davvero molto pericoloso, e in gran parte inutile, a proposito della competizione tra Pechino e Washington sul “recupero di terra” da parte della Cina nel Mar Cinese Meridionale. In risposta alla notizia della decisione presa dagli Stati Uniti di inviare navi da guerra nell’area contesa del Pacifico, Pechino ha comunicato che la Cina non consentirà ai paesi di violare le acque territoriali e lo spazio aereo delle Isole Spratlys, “in nome della tutela della libertà di navigazione e di sorvolo”. Il quanto mai conciso messaggio con cui la Marina Cinese ha diffidato i piloti in volo di un aereo spia statunitense è stato “Go now!”, quando si avventurarono troppo vicino a Fiery Croce all’inizio di quest’anno . Non è chiarissimo cosa la Cina intenda fare con queste terre strappate all’ Oceano, e non è del tutto chiaro il motivo per cui a qualcuno dovrebbe necessariamente importare se Pechino vuole costruire “castelli di sabbia” in mezzo al mare, ma per gli alleati regionali dell’America tali sforzi di bonifica sembrerebbero molto un tentativo di costruire una serie di avamposti militari con la creazione di territorio sovrano laddove non ve ne era, ridisegnando di fatto i confini marittimi e, così, il grande fratello di Washington si è preparato per intervenire al fine di “proteggere” tali vitali rotte di navigazione.

Chinese dredging vessels are purportedly seen in the waters around Fiery Cross Reef in the disputed Spratly Islands in this still image from video taken by a P-8A Poseidon surveillance aircraft provided by the United States Navy on May 21, 2015.
Chinese dredging vessels are purportedly seen in the waters around Fiery Cross Reef in the disputed Spratly Islands in this still image from video taken by a P-8A Poseidon surveillance aircraft provided by the United States Navy on May 21, 2015.

Ovviamente, avendo già detto che la Marina ha intenzione di far salpare le navi verso le acque intorno alle isole, gli Stati Uniti non possono permettersi di consentire che la Cina faccia proclami con frasi come “non tollererà che”, pronunciamento con cui ha tentato di dissuadere il Pentagono da un qualsiasi intervento, perché questo indebolirebbe la leadership americana in un momento in cui è già in discussione in tutto il mondo. Così le navi sono in partenza. Ecco WSJ:

La determinazione degli Stati Uniti nello sfidare Pechino con pattugliamenti vicini alle isole costruite nel Mar Cinese Meridionale metterà alla prova la sorprendente promessa di “non militarizzazione delle isole”, recentemente pronunciata ai funzionari statunitensi dal Presidente cinese Xi Jinping. Il leader cinese ha assunto tale impegno nel corso di una conferenza stampa con il presidente Barack Obama alla Casa Bianca alla fine del mese scorso, anche se non ha fornito informazioni su quali sarebbero le attività di interesse della Cina nella zona contesa del Mar Cinese Meridionale. Se l’obiettivo del Presidente Xi sia stato quello di scoraggiare gli Stati Uniti nel condurre pattugliamenti vicino alle isole artificiali, la cosa sembra non aver avuto successo. Dopo mesi di dibattito nel governo degli Stati Uniti, vi è ora un consenso sul fatto che la US Navy dovrebbe inviare navi e aeromobili entro le 12 miglia nautiche delle isole artificiali, sfidando le rivendicazioni territoriali cinesi, questo secondo persone vicine all’establishment “.ChinaIslands_0

Un funzionario Usa ha confermato Domenica che una decisione era stata presa per condurre tali pattugliamenti, ma ha detto anche che non sarebbe chiaro quando questo potrebbe accadere o dove esattamente. “E’ solo una questione di tempo”, ha detto il funzionario. La domanda ora è: la Cina risponderà a tali operazioni ridimensionando i propri piani di sviluppo delle isole? O si rimangerà la promessa di non militarizzarle, fronteggiando la provocazione rappresentata dalle pattuglie americane?

Quindi, in realtà, la vera domanda è questa: ora che la Russia si è mossa per recuperare efficacemente il Medio Oriente dall’ influenza statunitense, e ora che la Cina è in procinto di utilizzare i propri sforzi di costruzione delle isole per rafforzare la propria posizione nel Pacifico, quanto tempo ci vorrà prima che questa tensione porti qualcuno a contestare effettivamente le azioni dell’esercito statunitense, e decida di abbattere un aereo nel deserto o affondare una nave nelle Spratlys anche solo per testare la determinazione di Washington?

Fonte: http://www.zerohedge.com/news/2015-10-12/obama-wont-back-down-after-chinese-threat-sends-warships-china-islands-matter-days

Gli USA, principale falange del Nuovo Ordine Mondiale, sono protagonisti dell’escalation delle tensioni con Cina e Russia. Il Governo Unico è alle porte. (ndr)

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Pubblicato da eskander

Artista rivoluzionario povero in CANNA per scelta di vita.

2 Risposte a “Cresce la tensione tra USA e Cina nel Pacifico”

  1. veramente potrebbe Uncle Sam direttamente affondarsi una sua nave (come fece per far guerra in Vietnam) or lanciarsi qualche bomba o attacco (come fece con le torri gemelle per attaccare in Afganisthan) ..lo Zio Sam e’ fuori controllo, c’e’una banda di psicopatici che governa il pupazzo coranico Obama.

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